Una casa non ha solo muri, pareti, soffitti e
controsoffitti, tetto, infissi, pavimenti e travi, che siano
portanti o meno, stanze, sottotetti, mansarde, cantine; né tanto meno una casa è solo arredamento, oggetti preziosi, accumulo di cose. Una casa, ogni casa, ha un’anima.
A volte si perde o si sospende, a volte scompare per sempre. A volte si ritrova.
La casa sul lago un’anima l’ha sempre avuta: è quella infusa da chi l'ha voluta cinquant'anni anni fa, l'ha amata come una figlia, curata e seguita passo dopo dopo
passo durante la costruzione, e poi accudita, vegliata, abbellita, arredata, modificata durante gli anni. Dei suoi cinquanta, i primi dieci anni sono stati certamente
i più intensi. Anni in cui c’erano tutti… c’erano e ci sono stati
presenti ed abitanti i fratelli della mamma: ognuno aveva un compito, ognuno si
era ritagliato una porzione di spazi e attività. Mi divertiva molto il loro continuo
e trafelato darsi da fare, sempre su e giù da un piano all’altro a sistemare e fare
e disfare. Sempre avanti e indietro per il paese, perché in casa mancava sempre qualche cosa, e poi ad impegnarsi in piccoli o grandi affari per la piccola comunità.
Buen retiro da pensionati? Nemmeno per sogno. La loro opera febbrile pareva a volte un girare a vuoto. Tutto contribuiva a farla apparire
ai miei occhi un laboratorio permanente di cose da fare o da inventare. Ecco perché questa a Pilzone d’Iseo, etichettata un tempo
“Ca’ de matt” perché “Villa Bice” pareva troppo snob, non sarà mai una casa di
vacanze. Questa è la mia casa, in questa casa io sono mia. Sono me
stessa e tutto quello che la vita prima di me ha fatto perché io diventassi
quel che sono.
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